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VBAC è un termine molto usato, soprattutto nei siti internet specializzati, ed è l’abbreviazione inglese “Vaginal Birth After Cesarean Section” (letteralmente “parto vaginale dopo un taglio cesareo”).

Nel 1996 la OMS (Organizzazione mondiale della sanità) affermava che «la gravidanza, il parto, il neonato devono essere tenuti al minimo di tecnologia compatibile con la sicurezza».

Partorire in modo naturale e senza alcuna implicazione chirurgica è il desiderio di ogni donna e obbiettivo primario nella leadership di sala parto del medico ostetrico ginecologo.

I vantaggi del parto vaginale sono: la bassa invasività medica e chirurgica, annullata la componente dolorifica, un post partum caratterizzato da una ripresa veloce e un approccio sereno al ruolo di neomamma, un migliore benessere fetale al momento del parto.

Di contro il taglio cesareo è un vero e proprio intervento chirurgico, che può portare a complicazioni e a una ripresa più lunga e difficoltosa rispetto al parto naturale.

Complicazioni come infezioni, emorragia e lesioni degli organi circostanti all’utero possono essere invalidanti.

Il dolore è maggiore e meno gestibile. Le complicazioni fetali neonatali sono più frequenti.

Con questo ci sono situazioni ostetriche in cui il taglio cesareo è un atto obbligato e non possono essere negati anche gli svantaggi del parto vaginale come le implicazioni sul pavimento pelvico.

È però innegabile che il parto vaginale debba essere sempre preferito e incentivato proprio per la sua caratteristica fondamentale che è la naturalità fisiologica.

Per tale motivo, se una donna che in precedenza ha partorito con taglio cesareo richiede la possibilità di tentare di partorire per via vaginale, un attento e corretto medico ostetrico deve soddisfare la paziente utilizzando la procedura del VBAC.

Il segreto di un successo?

È la utilizzazione di una meticolosa sorveglianza ostetrica.

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